Oggi vi propongo qualche scatto dalle lande di Oros, direttamente dall'Età della Pietra di Far Cry Primal. Tecnicamente molto valido, il titolo mi è piaciuto, per quanto non certo esente da difetti, uno tra tutti l'assenza di una vera e propria trama. Ubisoft Montreal infatti ha optato per la strada più breve, lasciando piena libertà esplorativa al giocatore, che munito di arco, frecce, lance e poco più, potrà cimentarsi nella caccia e nella sottomissione di numerose belve feroci che fungeranno da comprimari durante l'avventura. L'unica traccia narrativa presente nel gioco è relativa alla liberazione delle terre di Oros, infestata da due tribù belligeranti, gli Udam e gli Izila, in lotta contro i Wenja, popolo di pacifici cacciatori e raccoglitori autoctoni di cui fa parte Takkar, il protagonista del titolo. Il compito di Takkar sarà quello di intercettare e radunare sotto la sua guida alcuni guerrieri "specialisti" che gli forniranno nuove abilità fisiche e gadget utili per fronteggiare gli unici due boss presenti nel gioco.
Per quanto ammetto che Far Cry Primal abbia sollevato all'inizio dei seri dubbi sull'abbandono delle armi da fuoco a favore di pietre, frecce e lance, devo riconoscere che il team ha sviolto un buon lavoro sulle armi e sui gadget rudimentali a disposizione di Takkar, che non fanno rimpiangere troppo l'immediatezza di pistole, fucili e granate. Ad avvalorare tutto c'è la possibilità di addomesticare le belve e di utilizzare i gufi come droni per marcare o mettere fuori gioco i nemici e creare diversivi, tutti fattori che aumentano esponenzialmente le tattiche stealth tanto care alla saga. A mio dire, una delle mancanze che più si fanno sentire è la tuta alare che spesso mi tirava fuori dai guai nei capitoli precedenti, ma vabè, se ne riparla nel prossimo capitolo che, mi auguro, sarà ambientato in tempi più recenti.
Per quanto ammetto che Far Cry Primal abbia sollevato all'inizio dei seri dubbi sull'abbandono delle armi da fuoco a favore di pietre, frecce e lance, devo riconoscere che il team ha sviolto un buon lavoro sulle armi e sui gadget rudimentali a disposizione di Takkar, che non fanno rimpiangere troppo l'immediatezza di pistole, fucili e granate. Ad avvalorare tutto c'è la possibilità di addomesticare le belve e di utilizzare i gufi come droni per marcare o mettere fuori gioco i nemici e creare diversivi, tutti fattori che aumentano esponenzialmente le tattiche stealth tanto care alla saga. A mio dire, una delle mancanze che più si fanno sentire è la tuta alare che spesso mi tirava fuori dai guai nei capitoli precedenti, ma vabè, se ne riparla nel prossimo capitolo che, mi auguro, sarà ambientato in tempi più recenti.
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